Quella convivenza, per così dire forzata, li aveva a un certo punto avvicinati talmente tanto da far svanire ogni traccia di imbarazzo, quel sottile impaccio che normalmente si percepisce tra due amici che si stanno ancora conoscendo. Ormai erano entrati in confidenza, e le notti trascorrevano tra dialoghi, risate, pianti isterici, litigate e tanta musica.
Entrambi legati a una condizione di vita particolarmente stressante, figli della strada, erano pronti a tutto pur di difendere il loro comune, seppur differente, ideale di libertà.
Le giornate trascorrevano più o meno tutte uguali, intrappolate in abitudini tutt’altro che morali. Depravazione e perversione erano il loro punto forte, giochi di parole e un continuo interrogarsi sulla vita.
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Poco morale. Anzi, tutt’altro che morali. Depravazione e perversione erano il loro punto forte.
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Non si può spiegare con esattezza cosa sia accaduto in quelle sere che si susseguivano apparentemente tutte simili, a volte monotone. Ma l’intreccio di due anime estranee, quasi altisonanti, spesso in discussione e spesso litigiose, avvenne senza regole, svelando solo dopo alcune settimane una tenera simpatia reciproca.
Quella era stata una giornata particolarmente divertente, leggera. I due si erano confrontati a lungo, giocando e costruendo testi poetici, che poi – sempre con umiltà – avevano spedito qua e là tra vari editori. Lei parlava a fiumi e lui la ascoltava con interesse, accorgendosi che quella strana donna, che inizialmente gli era sembrata folle, era in realtà una bellissima fonte d’ispirazione anche per il suo cervello affamato di curiosità e sapere. Anche lei sorrideva e lo osservava, pensando alle coincidenze che li avevano fatti incontrare. Per sbaglio? O seguendo un destino illogico, ma perfettamente in linea con l’imprevedibilità della sua vita?
La stanchezza, ormai padrona della notte, teneva il conto delle ore in bianco, mentre i due restavano semplicemente connessi in discorsi di ogni genere, spaziando in ogni direzione, prendendosi tutto lo spazio possibile nelle loro anime profonde e geniali.
Lui, ormai sfinito, si alzò all’improvviso, ridestando lei, ancora concentrata, con gli occhi rossi e le mani sporche di colore su fogli e pensieri ingarbugliati tra disegni.
— Credo che mi butterò un po’ giù, sai? Sono stanco. Tu fai con calma, fai quello che devi fare... però magari dopo riposati anche tu.
— Sì, certo, non ti preoccupare. Sai che quando sto costruendo un’idea devo lasciare libero spazio alla mia fantasia, finché non la esaurisco.
Sorridendosi dolcemente, prendevano tempo l’uno dall’altra. Ma poche linee e qualche sbadiglio dopo, anche lei, ormai stanca, si lasciò cadere tra le lenzuola sgualcite di quel letto così distante dalla loro brillante nobiltà.
Lo osservava mentre già dormiva, e sospirando dolcemente sussurrò:
— Quanto è bello.
Lo aveva sempre pensato, e questa consapevolezza la spaventava. Si era sempre ripromessa di mantenere le distanze, perché ogni volta che un uomo le si avvicinava, lei scappava. Quante amicizie aveva perso per paura di lasciarsi andare? Ma questa volta era diverso. Lei sapeva di non piacere a lui, come lui sapeva di non piacere a lei.
Sbadigliando, continuava a guardarlo, finché, d’impulso, lo chiamò, svegliandolo. Lui, ancora assonnato, aprì gli occhi.
E la vita era lì, accanto a sé.
D’istinto, le sorrise e le prese la mano. Lei, intimidita e scossa da quella strana situazione, si lasciò pervadere da una sorta di tenera eccitazione. Lui, furbo, probabilmente se ne accorse. E senza pensarci due volte, la tirò a sé. Ora erano avvinghiati, di colpo, senza rendersene conto. Lei su di lui, a fare cose proibite che mai avrebbero pensato di organizzare o pianificare.