mercoledì 14 maggio 2025

 


Parigi anni ’20 – Il rossetto di Lili


Parigi odorava di assenzio e fumo, nell’anno 1924. Lili camminava con passo lieve nei vicoli del Marais, un foulard di seta rossa legato tra i capelli e un rossetto che sapeva di ciliegie e peccato. Era una modella e a volte anche molto di più: musa, amante, provocatrice.


Filalfi, un pittore italiano in esilio volontario, la notò alla Brasserie du Temps. Il suo viso era un’opera cubista: angoli vivi, colori caldi, uno sguardo che tagliava come vetro. Si scambiarono sguardi, poi parole, poi lenzuola.


Nel suo studio di Montparnasse, tra quadri incompiuti e bottiglie vuote, i due si spogliarono come tele da riempire. Lui la dipingeva con dita e lingua, lei gemeva a ogni pennellata. Si fecero l’amore sopra un tappeto orientale, tra le candele e le risate lontane dei poeti ubriaconi.


La voce si sparse: Lili era diventata la stella di una mostra scandalosa, in cui ogni quadro raccontava una loro notte. Galleristi, amanti, e prostitute frequentavano il vernissage in Rue des Artistes. Ma mentre il successo di Filalfi cresceva, il corpo di Lili si spegneva. La tisi le consumava il fiato.


Morì in un letto bianco, con un bacio sulle labbra e il rossetto ancora perfetto. Filalfi dipinse il suo ultimo quadro con lacrime e sangue. Lo intitolò: "Attimo d’eros vi vi

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