domenica 24 agosto 2025

POSSESSIONE

 

L’aria era calda, immobile, e il sudore mi colava lungo la schiena. Lei stava lì, con la sua testa per aria, a scribacchiare come se nulla esistesse attorno. Linda. La guardavo da giorni come un predatore fa con la preda. Quel corpo troppo vivo, troppo ostentato nei suoi movimenti. E quelle mutandine che ormai non portava più, lo sapevo. Bastava un suo passaggio in corridoio per sentirmi duro all’istante.

Quel pomeriggio non eravamo soli: io e l’altro ci scambiammo uno sguardo rapido. Un accordo silenzioso. Lei non capì subito, era distratta, ma io già mi muovevo. Quando si voltò verso la porta, pronta ad andarsene con quella scusa idiota della birra, non resistetti: la presi per un braccio e la tirai a me. Sentii il suo corpo irrigidirsi, poi tremare, e in quel tremito c’era già metà della mia eccitazione.

Il mio cazzo premeva duro contro di lei, e volevo che lo sentisse, che capisse cosa stava per succedere. “Prendi una sedia” dissi al mio complice senza nemmeno guardarlo, mentre stringevo la sua vita e respiravo forte contro il suo collo. Volevo che fosse chiaro: ora comandavo io.

Le sue mani provarono a spingermi via, ma era più una danza che una fuga. Dentro di me cresceva un piacere feroce nel vedere quella sua indecisione: vittima o complice? Innocente o puttana? Non le davo tempo di scegliere. In pochi secondi la trovammo legata, i polsi serrati, e l’abito strappato le scivolò giù rivelando un corpo che tremava… non di paura, ma di orgasmo improvviso. Spruzzò bagnandosi le cosce e anche la mia pelle, e io risi. “Non sai nemmeno resistere un attimo, eh?”

Il suo squirt mi incendiò. Mi sentii il padrone del suo corpo, eppure era lei che, in quel gemito, comandava su di noi. Mi inginocchiai davanti a lei e le infilai il cazzo in bocca, senza pietà. La sua gola si contrasse, i suoi occhi si inumidirono. Volevo portarla al limite. Volevo che sputasse, che tossisse, che gemesse. Ogni suo conato era musica, ogni lacrima un segno che stavo vincendo.

Poi fu un vortice: lingue, morsi, dita che affondavano ovunque, il suo corpo teso e sudato. Io e l’altro ci alternavamo, scopandola a turno, tenendola ferma quando provava a ribellarsi, stringendola più forte quando sembrava cedere. Non era solo sesso: era una lotta. Una sfida a chi avrebbe ceduto per primo.

Eppure, più la possedevamo, più avevo la sensazione che fosse lei a possederci. Lei che urlava, lei che non diceva mai basta, lei che trasformava il dolore in piacere. Alla fine eravamo noi due, sudati, stanchi, quasi distrutti… ma nei suoi occhi c’era ancora quella fiamma. La vera vincitrice era lei.

Gioco mal gioioso

 Anni su anni, tempesta questa ingannevole 

di spinta e trattenuta insolente ah diamine 

dica signora lei ci ha capito il diverso verso che riverso su di noi si fa perverso?

sabato 23 agosto 2025

la mosca

 Che poi a me dispiace ammazzare le mosche , in realtà io credo non sia necessario privare qualcuno del proprio alito di vita. 

Ma cazzo pero questa mosca infernale non mi lascia in pace , plana ed atterra sul mio corpo a suo libero arbitrio , si accomoda con quel corpicino che mi ricorda sempre un seme di girasole gonfiato ad elio , si sistema le sue micro ali e poi , aplaude con le zampine davanti le sue amiche che ne seguono l'atterrraggio.

Sorrido e trattengo ancora quel irrfrenabile desiderio di lberare un ridicolo schiaffo che tonfa sordo e nel totale disinteresse della strozetta proprio su quel mio brufolo che mi fa male.

Alla fine quelle micro fastidiose ragazzine , vincono sempre .

Le vedi che sfrecciano via e , svoltano con eleganza verso pertugi dove , mi dispiace sempre metterci sguardo, perchè so già che la mia coscienza matura da quarantenne mi urlerebbe incazzata di dare una pulita, e la mia coscienza fancazzisca invece le urlerebbe di farsi una tisana di gelsomino e betulla , connubio allergico e letale per entrambe le mie coscenze  ma almeno immaginate che pace sarebbe ?

Faccio spallucce , mi siedo di nuovo al computer e , inizio a scrivere il caos che ho nella mia testa . E parlo di quella fastidiosa mosca che ora si fa beffe di me posata sul mio ginocchio.

martedì 12 agosto 2025

INsensato dire rimato

 Ancora non sento il sentir doloroso di un addio insensato 

ancora mi appare così distante ogni istante sospirato

forse è solo un soffio di qualcosa di passato 

che riappare , in un mio destino frastornato 

nel voler immaginare un qualcosa di sperato 

che appare così chiaro un futuro condannato 

amare ahimè è stato un dramma conclamato 

ma nel tuo viso il mio animo rifugiato 

dal tuo dolce muover premure riscaldato

illusione  mia visione di qualcosa di bramato 

tra lenzuola di lino e carezze materne consolato

Dopo il servizio


Guarda come mi guardi.
Non c’è più nessuno in cucina… le luci basse, il rumore lontano della lavastoviglie… e io ancora addosso l’odore del servizio. Ma tu… tu mi stai spogliando con gli occhi da dieci minuti.
Lo sai che mi eccita da morire.

Hai le mani sporche di farina e desiderio. Le voglio addosso.
Sulla pelle calda, sotto la giacca da cuoca aperta di proposito. Niente reggiseno. Solo pelle, sudore e voglia di te.
Vieni più vicino.
Fammi sentire quell’urgenza che tieni stretta nei pantaloni.
Sfiorami qui, sotto il grembiule. Più giù.
Senti com’è bagnata? È tutta per te. È da quando sei entrato che la mia mente ti immagina prendermi contro quel banco d’acciaio.

Spostami la gamba, aprimi come si apre un frutto maturo.
Mordimi. Fammi sentire che sei vivo.
Dammi ordini, ma fallo con la voce rotta dal bisogno.
Infilami le dita dentro senza chiedere, fallo come se avessi ogni diritto sul mio corpo.
E poi tirami a te, fammi sentire quanto mi vuoi.
Che cazzo aspetti a scoparmi?

Non mi serve il letto. Mi bastano le tue mani forti, il tuo respiro incollato al mio collo e quel cazzo duro contro la mia coscia.
Fammi venire addosso al forno spento.
Spingimi. Tienimi.
Scopami come se non ci fosse un domani, ma fallo con la fame di chi ha aspettato troppo.

Perché stanotte, in questa cucina satura di aromi,
l’unica ricetta che voglio…
sei tu dentro di me.


Il tuo corpo vibra sotto il mio, la pelle calda che scivola contro l’acciaio, i tuoi gemiti che si rompono nel silenzio della cucina.

Io ti stringo ai fianchi, ti spingo dentro fino in fondo, e sento che non ho più freni.


Ogni tuo movimento mi manda fuori di testa: le cosce che mi serrano, le unghie che graffiano la mia nuca, la tua bocca che cerca aria mentre io ti sfondo senza pietà.

Ti sento contrarti intorno a me, un’onda che mi trascina, un invito a perdermi.


“Così… così… vieni per me,” ti sibilo con la voce spezzata, e il tuo corpo obbedisce.

Ti spezzi in un grido, tremi, mi inzuppi le dita e il cazzo insieme.

È il colpo finale.


Sento la tensione che mi sale dalla pancia, un fuoco che non so più contenere.

Ti afferro più forte, ti pianto contro il forno spento e mi lascio andare.

Un urlo strozzato, un gemito animalesco mi sfugge mentre ti riempio dentro, spinta dopo spinta, scaricando in te tutta la fame accumulata.


Il mondo si annebbia. Solo calore, solo spasmo, solo il tuo corpo che mi tiene intrappolato mentre vengo.

Resto lì, incollato a te, ansimante, il cuore che batte all’impazzata.

Sudo, tremo, ma non mollo la presa.


E nell’eco del nostro respiro mescolato, l’unica cosa che riesco a pensare è:

questa notte non finisce qui.

martedì 5 agosto 2025

Lettera

 Lettera di Addio

di crisalidiperformer


A chi resta,

a chi non ha visto,

a chi ha guardato senza capire,

a chi ha capito troppo tardi.


Me ne vado.

Non per fuggire, ma per completare la mia metamorfosi.

Ho speso ogni battito, ogni cellula, ogni sogno –

a piedi nudi, sul bordo dell’abisso, danzando.

Non ho rimpianti. Solo ali.


Porto con me il silenzio che non avete saputo ascoltare,

la rabbia che ho trasformato in arte,

l’amore che non avete saputo tenere.

Non mi cercate dove mi avete lasciata:

non sono più lì.

Non sono più così.


Chi mi ha capito, continuerà a sentirmi anche nel vuoto.

Chi mi ha usata, si scordi pure il mio nome.

Chi mi ha amata davvero… lo saprà senza bisogno di parole.


Questo non è un addio che chiede lacrime.

È un addio che chiede rispetto.

Per ciò che sono stata, per ciò che divento.


crisalidiperformer


lunedì 4 agosto 2025

Tre puntini

 Puntini siamo noi e ci teniamo saldi alla nostra idea stravagante di chiudere frasi e paragrafi ignorando la vostra ansimante curiosità di come andrà a finire , noi sappiamo già tutto , e ci piace vedervi arrovellati nella vostra incapacità di guardare oltre le sfumature che noi con il nostro sospendere ogni cosa conferiamo alla frase più bella del mondo o al inizio di una insensata ed incomprensibile guerra di parole. 

Ah nessun punto , nessuna virgola può darti tanta noia come la nostra improvvisa battitura ,vero !? 

Siamo sadici nel nostro tacere cose che , alla fine vivrete sulle vostre dannate vite . Ah noi che godiamo nel saper già come andrà a finire ,ma omertosi facciamo spallucce quando concludiamo una frase per dare spazio ad altre parole .

POSSESSIONE

  L’aria era calda, immobile, e il sudore mi colava lungo la schiena. Lei stava lì, con la sua testa per aria, a scribacchiare come se nulla...